Borgo-Medievale-Torino

Immaginate se per l’Expo di Milano del 2015, di cui tanto si parla in questo periodo, tra le opere in fase di realizzazione, avessero deciso di ricostruire sulle rive dei Navigli un intero borgo medievale, con tanto di mura, castello arroccato e tutti quegli edifici che vi aspettereste di trovare in una piccola cittadina del XV secolo.

Se così fosse, due sarebbero al momento gli argomenti di discussione: i lavori verrebbero mai terminati in tempo? Il progetto sarebbe scientificamente valido, o si tratterebbe solo di una sorta di grande attrazione per turisti, poco interessati in realtà all’accuratezza storica della ricostruzione?

Eppure non si tratta di un’ipotesi così surreale, anzi…

Nel 1884 si tenne a Torino la grande manifestazione dell’Esposizione Generale Italiana, che aveva lo scopo di illustrate ai visitatori i progressi dell’industria nazionale, attraverso un’ampia campionatura di tecniche e prodotti. Il progetto comprendeva anche una sezione dedicata all’arte antica e l’idea fu proprio quella di ricostruire, sulle sponde del fiume Po, un borgo medievale che rappresentasse i caratteri della vita civile nel Piemonte del Quattrocento.

Dai suoi ideatori, primo fra tutti per importanza il grande architetto-archeologo Alfredo D’Andrade, il Borgo fu concepito, innanzitutto, come un’opera di alto impegno scientifico: una selezione di opere architettoniche presenti sul territorio, meritevoli di essere conosciute, per il loro valore storico e artistico. Non si trattava di realizzare un falso storico, come potrebbe sembrare in prima istanza, ma un ben definito progetto scientifico di studio, conservazione e divulgazione del patrimonio regionale, perfettamente riuscito nell’intento, se si pensa che il tempo ha poi cancellato ogni traccia di numerosi edifici presi allora a modello per il Borgo di Torino.

Si iniziò con un immane lavoro di censimento, analisi  e selezione dei materiali, in un’epoca pre-digitale in cui la documentazione cartacea e il disegno erano ancora lo strumento principe dei ricercatori. Si proseguì con la realizzazione vera e propria degli edifici, tenendo conto delle tecniche costruttive più idonee e arricchendoli con decori artistici realistici. Infine, si predispose una rappresentazione della vita del Borgo tramite comparse in costume che avevano il compito di offrire ai visitatori le dimostrazioni delle più importanti attività artigianali dell’epoca (il lavoro del fabbro, del ceramista, del tessitore, dell’intagliatore e così via).

L’inaugurazione avvenne il 27 aprile del 1884 e l’impresa ebbe un tale successo di pubblico da convincere il Comune di Torino ad acquistare il Borgo per garantirne la conservazione, anche dopo il termine dell’Esposizione: un’opera che doveva essere effimera venne così consegnata alla storia, diventando uno dei monumenti più importanti del patrimonio culturale cittadino (contrariamente a tutte quelle opere che oggi vengono costruite per durare nel tempo, ma non possiedono le doti né scientifiche, né costruttive per poterlo fare).

Borgo-Medievale-TorinoQui tutto è stato studiato in ogni dettaglio per ricreare l’atmosfera di quell’epoca lontana: le mura merlate, diroccate sul lato verso il fiume a suggerire un qualche evento bellico; l’albergo dei pellegrini per accogliere i viandanti; le case affacciate lungo la via maestra, con le botteghe degli artigiani e dei commercianti protette dai portici; la piazzetta della chiesa e il piazzale sotto la rocca con la bella fontana del melograno. Gli affreschi vivacemente colorati che adornano le facciate e i decori in terracotta, tipici della cultura subalpina, rappresentano un piacevole catalogo di alcune delle più belle espressioni artistiche del territorio; come la curiosa danza dei folli ispirata all’affresco di un’osteria di Lagnasco o gli splendidi decori fittili – la rossa terracotta tipica piemontese – che richiamano la casa della Porta Ferrata di Avigliana, e così tutte le altre decorazioni nascoste qua e là tra bifore, capitelli e cornicioni.

La stessa rocca rappresenta un affascinante ibrido storico, che deve il suo tributo ai più importanti castelli del Piemonte e della Valle d’Aosta. Non solo nella sua struttura possente e signorile, ma anche negli arredi e nelle suppellettili, che presero spunto dagli inventari storici delle tenute sabaude e dalle collezioni del Museo Civico di Torino.

È in questo luogo così particolare che il medioevo reale, frutto della conoscenza degli studiosi che l’hanno progettato, convive con quello dell’immaginazione dei tanti visitatori che nel corso di più di un secolo hanno attraversato il ponte levatoio per varcare la torre di accesso ed entrare in uno spazio e in una dimensione fuori dal tempo, dove poter vivere, nell’Ottocento come oggi, un’esperienza unica.

Stefania Bonino

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