Arte-alle-corti

Se le ferie estive vi sembrano ormai solo un lontano ricordo, la città di Torino offre la possibilità di assaporare un’esperienza piacevole passeggiando per il centro storico in mezzo ad opere d’arte esposte in scenari inaspettati, tutti da scoprire. Fino al 10 novembre sarà infatti attivo il progetto Arte alle corti, giunto quest’anno alla sua seconda edizione.

L’iniziativa, ideata e curata da Silvio Ferrero, nasce con il preciso intento di valorizzare due delle componenti che fanno di Torino una delle mete più apprezzate dai turisti italiani e internazionali: da un lato le splendide architetture barocche, i giardini e i cortili che caratterizzano il centro della città, dall’altro la sua nota vena contemporaneista, che da anni promuove la produzione artistica più attuale, grazie anche a iniziative di successo come Artissima, Paratissima, The Others o le Luci d’artista, solo per citare le più note. A differenza però delle ormai celebri luminarie natalizie, Arte alle corti va assaporata alla luce del sole per godersi al meglio questa sorta di “museo diffuso” nell’autunno torinese.

Due giardini e nove cortili storici sono diventati un palcoscenico d’eccezione per 23 artisti internazionali, tra cui spiccano nomi quali Giovanni Anselmo e Tony Cragg, che hanno dato vita a 25 opere site specific in una sorta di percorso itinerante.

Molteplici sono le finalità e i meriti di Arte alle corti, primo fra tutti il far riscoprire ai torinesi stessi alcuni cantucci spesso dimenticati, sconosciuti o su cui solitamente i nostri occhi distratti non si soffermano abbastanza. Il progetto, infatti, è stato innanzitutto concepito per i cittadini, per aiutarli nella rilettura e nella presa di coscienza del patrimonio comune, attraverso l’esaltazione di quanto è già presente nella nostra quotidianità, piccole realtà che costituiscono parte essenziale e significativa dei grandi mutamenti che la città ha subito nel corso dei secoli.

Interessanti sono inoltre le modalità con cui le opere vengono proposte: attraverso il loro collocamento in uno spazio pubblico, le sculture e le installazioni interagiscono con l’ambiente stesso, liberandosi dall’isolamento e dalla decontestualizzazione che la loro presenza all’interno di una sala museale, di una fiera d’arte o di un altro contenitore asettico spesso comporta. La loro gratuità e la facile accessibilità, inoltre, promuovono un concetto di “arte pubblica”, arricchendo quindi l’esperienza con il sempre vivo tentativo di avvicinare il grande pubblico all’arte contemporanea.

Arte-alle-corti

Tra le realizzazioni, un particolare merito va all’allestimento dei Giardini Reali, che punta i riflettori su un luogo recentemente restituito alla città. Tra le aiuole, le fontane e le siepi da poco restaurate, ecco palesarsi, in maniera talvolta inaspettata, due orsi a grandezza naturale in bronzo, un nido dorato in equilibrio sopra una scala e una struttura astratta, che ricorda un cucchiaio, una balena o un’elica. La collocazione di oggetti estranei in un contesto verde, esperimento già peraltro collaudato con i giardini della Venaria Reale e dagli esiti più che  mai soddisfacenti, alimenta lo scenario fiabesco e mitologico sapientemente creato secoli fa dagli architetti reali, costituendone al tempo stesso la degna apoteosi.

Spiccano inoltre per gradevolezza e simpatia visiva le Meduse di Enrica Borghi: l’installate all’interno del meraviglioso cortile settecentesco di Palazzo Birago di Borgaro, queste stelle filanti carnevalesche, realizzate con bottiglie di plastica riciclate, danzano come sospese, evocando un evanescente fondale sottomarino. Lo spazio che a tutti gli effetti era stato concepito da Filippo Juvarra come una sorta di scenografia teatrale, diventa concretamente palcoscenico per lo spettacolo dell’arte contemporanea e per le sue implicazioni etiche e ambientali.

Le architetture barocche, create in origine per stupire lo spettatore, tornano quindi a sorprendere i passanti che, attratti e incuriositi dalla insolite forme, possono così riscoprire meravigliosi angoli della loro città.

Sara Vescovo